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Giovedì, 02 Giugno 2016 09:25

Celebrazioni del 2 giugno. Il discorso del sindaco

Il 2 giugno del 1946 fu una metamorfosi istituzionale e democratica, fu il momento di un nuovo percorso e di una nuova ambizione

oltre che processo democratico. Un passaggio segnato da valori, testimonianze e progetti. Così il sindaco è intervenuto  in piazza Vittorio Veneto alle celebrazioni per il 70mo anniversario della Costituzione della Repubblica Italiana. Presenti le autorità civili e militari e i rappresentanti della Consulta studentesca Arianna Antezza, Francesco Contini, Rossella Morea e Antonella Valastro.

“Dobbiamo tornare ad essere non solo portatori di parole – ha sottolineato ancora il sindaco – ma testimoni di quei valori perché tra loro uno era quello supremo: la libertà che va coniugata con la solidarietà, la rincorsa del bene comune. Quando qualche mese fa mi avete dato la responsabilità di rappresentarvi, ho chiesto a tutti voi cittadini – ha proseguito – di essere sindaci della città, portatori della responsabilità e della militanza civica per portare avanti un progetto comune di crescita e sviluppo. Quel messaggio, però, è stato accolto da pochi. Ognuno è chiuso nel microcosmo del suo egoismo, del suo quotidiano interesse. I valori di libertà, spesso, sono bloccati dall’interesse personale. Se oggi siamo in questa piazza, in cui vengono vissuti rapporti interpersonali, in cui la comunità si ritrova, in cui palpita il cuore della città, il messaggio che deve rimanere forte è di ritrovare i valori che sono stati i pilastri del momento epico che segnò la nuova tappa eroica di un Paese, l’Italia, che riprese a vivere nella libertà e nella democrazia. Grazie soprattutto alle donne che per la prima volta votarono e si scrollarono di dosso la mestizia della sudditanza di essere comparse sociali. Ecco ciò che bisogna riproporre oggi, se vogliamo essere rispettosi del 2 giugno 1946 e esprimere una vera stimolazione sociale”.

In chiusura del suo intervento, il sindaco ha citato Ugo La Malfa: “Nella lunga storia del pensiero italiano c’è tutto il senso della nostra battaglia. Io passerò, ma il partito dell’unitò e della indipendenza del Paese, il partito dell’europeismo di Mazzini e del federalismo di Cattaneo non passerà. Non vedo ancora l’Italia che sognavo e questo rimane un compito che attende i giovani, quei giovani che oggi vogliono entrare come i contadini del 1946 nella storia, ma sono convinto che sapremo reinserire l’Italia tra le società più realizzate dell’Occidente”.

 

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